L’eccessivo ricorso ai cesarei nel nostro Paese torna a far discutere. “Alla luce dei recenti dati ufficiali sulle nascite con taglio cesareo in Italia (rapporto Osservasalute, 2008) si evince che nel nostro Paese qualcosa non funziona”. Lo sostengono i senatori Antonio Tomassini (Pdl), Laura Bianconi (Pdl), Rossana Boldi (Lega Nord), Patrizia Bugnano (Idv), Maria Rizzotti (Pdl), Emanuela Baio (Pd), Claudio Gustavano (Pd), Michele Saccomanno (Pdl) e Luigi D'Ambrosio Lettieri (Pdl), con una mozione bipartisan in cui si impegna il Governo a intervenire in materia. I parlamentari hanno partecipato al tavolo di confronto tenutosi a Ginevra presso l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità), in cui si è discusso della salute riproduttiva e si sono affrontate le problematiche del benessere materno-infantile.
“I dati presentati parlano di una percentuale nazionale del 38,3% di parti con taglio cesareo, con picchi in alcune regioni fino al 60%, nettamente superiori alle statistiche dell'Unione Europea che indicano una media del 23,7% e quelle degli Usa del 27,5%", sottolineano i parlamentari.
Il governo viene invitato a promuovere, insieme a Regioni e Province Autonome, “un appropriato ricorso al parto con taglio cesareo, mediante l'utilizzo di strumenti informativi adeguati. A rilevare tutte le informazioni possibili legate alla fase pre-natale, all'evento nascita e al monitoraggio a un anno dalla nascita del bambino. E a introdurre e sviluppare strumenti di audit e feedback, efficaci e adattabili alle diverse realtà regionali, importanti per controllare alcune delle cause dell'elevato ricorso al taglio cesareo”.
I parlamentari chiedono, inoltre, che “le Regioni con percentuali di tagli cesarei più alti vengano invitate a fornire consulenze e a distribuire materiale informativo alle donne incinte sui corsi preparto, sui vantaggi e svantaggi del cesareo, sul tipo di intervento, sui rischi e i benefici e sulle implicazioni per le gravidanze future”.
Il rapporto Euro-Peristat 2008, sulla salute materno-infantile in Europa riporta, infatti, una situazione italiana disomogenea: si passa dal 22% di cesarei della Valle d’Aosta al 62% circa della Campania.
fonte quimamme
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